PIERA PRINCIPE

LA ZATTERA DI NESSUNO

“Tra i miei viaggiatori disabili ho trovato dei veri maestri. Loro mi hanno indicato un’altra strada: amare il limite, il tempo lento, il bilico, il poco evidente.
Mi hanno insegnato a cercare oltre la forma, a danzare e a vivere stando nell’essere e non nel mostrare.”

dal libro LA ZATTERA DI NESSUNO – Ed. Titivillus

UN VIAGGIO ALL’AURORA DEL MOVIMENTO

Partire dal piccolo, dall’imperfezione e dal limite vuol dire capovolgere il cannocchiale e sperimentare la nostra realtà non attraverso i concetti che la ragione fornisce all’uomo per allenarlo alla comprensione, ma dando ascolto alle percezioni permeate di “finitudine” del nostro corpo in vita.
Un punto di osservazione che lo confesso iniziai a frequentare solo quando la mia attività di danzatrice si arrestò bruscamente nel 1985 a causa di un gravissimo incidente stradale. Un black-out durato qualche anno in cui la mia ricerca gestuale ripartì dal buio e dal silenzio del mio corpo immobile: “una sala d’attesa” dove aspettai il mio primo, nuovo movimento, che già sapevo sarebbe stato imperfetto.
Il mio viaggio di recupero doloroso e solitario iniziò dentro il corpo e la sua memoria, anzi ne “la memoria poetica del corpo” come chiamai, una volta lasciate le stampelle, la partitura gestuale che creai per ritornare a danzare; cosa che feci quasi subito, ma seduta su una sedia! (La stessa partitura gestuale ancora oggi fa parte del training fisico all’inizio di ogni tappa del laboratorio “la zattera di Nessuno”).
Una poesia gestuale fatta di movimenti armonici che il corpo e la mente praticano insieme stimolati al movimento da una visione o da un ricordo.

1. Il corpo come fonte di educazione
Benché oggetto di riflessioni dalle origini del pensiero, il Corpo resta ancora oggi pietra dello scandalo, motivo di turbamento, “oggetto” di supervalutazione o di esclusione; in definitiva sottovalutato nel suo mistero.
Materia non solo biologicamente sapiente, il corpo che dice già sa; ma incapaci di mantenere il contatto con la verità inaccettabile del nostro “essere nel suo limite” preferiamo pensarlo come un attributo; oggetto anziché soggetto della comunicazione. (Neppure l’uso corrente ci aiuta a correggere il pensiero oggettivistico; si dice infatti: “quel uomo ha un corpo che non gli corrisponde.

2. riscoprire la preziosità del limite
Come danzatrice abile e disabile insieme, sentii, una volta tornata in attività, la necessità di condividere la mia esperienza del limite soprattutto con chi vive in un corpo interrotto. Smarrito. Ai miei primi compagni di viaggio disabili dedicai questo laboratorio che definii “permanente” come la promessa che non li avrei mai lasciati soli. Dal 1994 con persone disabili, educatori, formatori, attori e ballerini ho esplorato il limite come completamento indispensabile della verità del corpo e del suo movimento e quindi aiutando la sua rivelazione, non la sua negazione. Il laboratorio è un viaggio di ritorno al corpo-casa, un viaggio avventuroso, pieno di arresti e di cambiamenti di rotta, come quello di Ulisse. Sulla zattera di Nessuno ognuno, disposto al gioco del teatro, traghetterà la sua parte bambina, poi tutti saremo l’Odisseo, noi stessi e Nessuno. Praticare l’accoglienza non solo con la mente o le parole, ma con il corpo significa, nel linguaggio di noi viaggiatori della zattera di Nessuno, toccarlo con il tatto del cuore, guardarlo con gli occhi del cuore… con i sensi sottili di un angelo.

 

Approdi tematici

LA PARTENZA: training armonico “la memoria poetica del corpo”, occupazione dello spazio-zattera, prossemica iniziale, partire con un gesto.

LA MAGIA: training armonico “la memoria poetica del corpo”, la fiaba come spunto teatrale al gioco del corpo, al racconto e all’uso della voce.

IL GRANDE E IL PICCOLO: “la memoria poetica del corpo”, tecniche teatrali per l’approccio e l’esposizione delle abilità e delle disabilità di ognuno, l’angelo ed il compagno: una forma d’ascolto.

L’OBLIO: “la memoria poetica del corpo”, l’esagerazione come pratica liberatoria del corpo-soggetto e del corpo-voce.

L’IMMOBILITÀ: training armonico (sulla sedia), “la memoria poetica del corpo”, sirene, polene e bassorilievi per la giornata del “corpo legato”.

LA TEMPESTA: “la memoria poetica del corpo”, la madre: una relazione fatta di gesti, ricordi ed emozioni.

L’AMORE: “la memoria poetica del corpo”, il corpo dell’altro come luogo di ri-conoscenza e di abbandono.

IL GRANDE RACCONTO: “la memoria poetica del corpo”, la pratica del ricordo: viaggio dentro alle tappe della Zattera di Nessuno.

IL RITORNO: “la memoria poetica del corpo”, la coralità nel gesto, nel canto e nel racconto del gruppo-zattera.